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Incidenza del Coronavirus sull´economia italiana

Ormai ne parlano tutti il Coronavirus è l'argomento principale dell'agenda di queste settimane e anche se ci auguriamo che presto possa essere trovata una soluzione che ponga fine a questa emergenza, probabilmente lo sarà anche per quelle successive. 

In questo articolo proviamo a tracciare le linee di ipotesi su quelle che potrebbero essere le conseguenze economiche del Coronavirus in Italia

Chi legge le righe che seguono è bene che si tenga stretta la propria capacità di pensiero critico, evitando di vedere elementi profetici in ciò che è scritto o di farsi prendere dal panico, poiché quello proposto qui di seguito è un articolo di riflessione e non un servizio di informazione.

Senza la pretesa di far polemica o di aumentare ulteriori ansie e dubbi su un fenomeno internazionale, le cui conseguenze attualmente non sono del tutto prevedibili, si può cominciare con il dire che, in effetti è molto complicato riuscire a trovare parole e aggettivi giusti per parlare di questo argomento così delicato che sta letteralmente mettendo in ginocchio l'economia. Già, perché, rischio o non rischio di una reale epidemia e secondo alcune fonti pandemia, a rimetterci le penne è l'assetto economico di diversi settori del nostro Bel Paese, con importanti cali percentuali del Pil.

Qual è la verità sul Coronavirus?

Le opinioni elargite dalle principali fonti di informazione e comunicazione appaiono, in alcuni casi, opposte e contrastanti. Per fortuna, le testate giornalistiche serie e autorevoli si stanno impegnando in prima linea per fornire informazioni esatte ai cittadini attraverso fonti certe e grazie alla collaborazione e all'esperienza di professionisti di ambiti diversi.

Il punto è: qual è la verità? Forse nessuno ancora conosce la verità ufficiale su come tutto abbia avuto inizio, forse c'è ma ormai quasi più nessuno riesce a distinguere ciò che va preso per buono e dunque credibile e ciò che va preso con le pinze per verificarne l'attendibilità.  

Ci troviamo in una situazione che appare nuova agli occhi di tutta l'umanità. Dopo anni e anni di calma apparente, dove le distanze si sono accorciate grazie all'intensificarsi dei mezzi per viaggiare, che a prezzi abbordabili permettono di spostarsi da un capo all'altro del mondo in poco tempo e dove la tecnologia ha imposto la propria supremazia fuori e dentro casa, oggi ci ritroviamo a fare esperienza di fenomeni sociali che ci apparivano lontani, di quelli che abbiamo conosciuto attraverso documentari scientifici o studiato sui libri di storia. 

Ecco che si torna a parlare di paura dello straniero, di accuse frutto della psicosi dilagante, contro chi, altra colpa non ha, oggi se non quella di essere nato in Cina. Attenzione, non di venire dalla Cina dopo un viaggio come potrebbero fare anche individui di nazionalità diverse, bensì proprio di avere origini cinesi; tra l'altro dopo la segnalazione di casi di Coronavirus anche qui da noi in Italia. 

Torna in auge il fenomeno dello sciacallaggio, stavolta anche nell'e-commerce. È sulla bocca di tutti la notizia della vendita dei prodotti igienizzanti a prezzi altissimi e di altri presunti prodotti efficaci per eliminare il rischio di virus. I cittadini più acuti, per fortuna, non ci sono cascati, ma molti altri probabilmente sì. Ecco che si torna a parlare di truffe porta a porta con loschi individui che si fingono medici inviati a domicilio per scongiurare il rischio di virus. Ecco che mascherine, prima vendute a pochi euro, hanno lo stesso valore di un profumo o di una borsa di lusso. 

Grazie ad una maggiore consapevolezza degli utenti digitali, ognuno dice la propria opinione in merito e spopolano commenti e contenuti ironici sul costo di mascherine e disinfettanti. Ed ecco però che, caso strano, di fronte allo spavento di un virus definito molto pericoloso, subentra la paura, una paura maggiore di quella provocata dal rischio di contrarre infezioni e malattie ben più gravi. Senza pensarci un attimo di più, una buona fetta di italiani ha cominciato a svuotare i supermercati, a usare di meno i mezzi pubblici, a non fruire più gli appuntamenti culturali della propria città, a non andare più in giro e a non spendere più.

Le probabili conseguenze economiche 

Negli ultimi anni, il mercato del food and travel è cresciuto a ritmi esponenziali, aumentando, tra l'altro le opportunità di lavoro per i giovani, quella fetta di società che da anni vive in un limbo in cerca di realizzazione professionale e che ora, a causa del fenomeno del Corona Virus, sarà costretta a reinventarsi ancora se si va avanti di questo passo.

Bloccare un'attività commerciale per una settimana può essere accettabile. Sarebbe un po' come una piccola vacanza, un momento di pausa per poter ripartire alla grande. Bloccarla però anche solo un giorno in più, arrivando a due settimane e poi a un messe, è una scelta rischiosa. Tanto che, anche quando, si spera al più presto, si diffonderà la notizia dell'emergenza Corona Virus rientrata, sarà difficilissimo rimettersi in sesto, sia per le grandi che per le piccole attività. Le reazioni a catena potrebbero essere molto più gravi di quelle che si possono immaginare perché, come in un effetto domino, dal produttore al consumatore, i mezzi di abbondanza e ricchezza non saranno più gli stessi. 

Quante volte abbiamo visto film di fantascienza con una trama che vede protagonisti gruppi di uomini e donne che devono mettersi in salvo da un virus che minaccia di distruggere l'umanità? Ecco. Sembra che la fantasia abbia decisamente superato la realtà. Siamo noi, ora, a vivere all'interno di una bolla dalla quale per ora non sappiamo come uscire. Ma tutto ciò dimostra su tutte una cosa: la potenza dei media, dei mezzi di comunicazione, con il rischio che alcune bufale siano prese per notizie ufficiali.

Basta uscire per fare una passeggiata in centro, anche in zone dove non sono stati segnalati casi di Coronavirus, per accorgersi che anche nei punti più affollati il traffico non c'è, che c'è poca gente in giro come se fosse Agosto o il primo dell'anno. Sui mezzi pubblici è sempre più frequente vedere pendolari che indossano mascherine e guanti di lattice. C'è chi, in assenza di altro, si copre il volto con un fazzoletto o con una sciarpa. Inevitabilmente, mentre almeno i supermercati e i marchi di disinfettanti vedono aumentare il proprio fatturato, le attività di ristorazione ne subiscono i danni. 

Quasi più nessuno va a pranzo o a cena fuori. Nelle zone considerate a rischio, i ristoranti che hanno chiuso hanno avuto perdite consistenti di circa duemila euro al giorno. Moltiplicando questa cifra per dieci o trenta giorni, è facile immaginare le perdite importanti che i ristoratori stanno avendo. Aggiungendo questo anche ai fornitori di alimenti e ingredienti che si vedono arrivare sempre meno richieste, non è così difficile stimare le conseguenze economiche

Turismo locale e e-commerce 

Se si considera il fatto che molte attività di ristorazione hanno avuto una crescita interessante negli ultimi anni anche e soprattutto grazie alla rinascita del turismo in Italia, tra località suggestive e prodotti tipici, mettendo una pausa a viaggi e spostamenti, azzerando l'affluenza di stranieri e turisti, l'economia subirebbe un calo, che a sua volta avrebbe effetti anche nel settore alberghiero e via via in altri settori collegati. 

Basta pensare al ristorante di un piccolo borgo italiano che, chiudendo, non si rifornirà più presso il caseificio locale per i formaggi o presso il mercato vicino per comprare ingredienti freschi. Un albergo che nell'alta stagione fa sempre il pienone, dovrà ridimensionare la propria organizzazione e saranno pochi gli ospiti che indirizzerà presso questo o quest'altro ristorante e forse saranno proprio questi ultimi a non volerci andare per paura del virus.

I teatri culla di arte, conoscenza e condivisione potrebbero subire danni non indifferenti che andranno a ripercuotersi sugli artisti, che non hanno il posto fisso e che vivono degli spettacoli, delle tournée che girando di città in città. Lo stesso vale per i musei e per ogni altro luogo adibito agli eventi pubblici come, per esempio le fiere: un minor numero di visitatori equivale a un minor numero di biglietti venduti. 

Le vie dello shopping, i centri commerciali potrebbero scomparire. Pian piano, a causa di informazioni errate e della psicosi sociale, in tanti comincerebbero a non voler più provare abiti, scarpe e quant'altro, fino a guardare con sospetto chi sul vagone di un treno, starnutisce per un banale raffreddore di stagione e nulla più. Sarebbe il panico.

Se da un lato, si stanno scoprendo i vantaggi dello smartworking, possibile solo grazie alle nuove tecnologie, per consentire ai dipendenti di alcune aziende di lavorare da casa, dall'altro c'è un effetto molto meno rassicurante: la miriade di informazioni propinate ogni giorno aumenta a dismisura la psicosi sociale che sta portando anche gli italiani ad agire seguendo la paura e l'istinto, generando conseguenze disastrose, prima di ogni altra cosa, sull'economia e sul nostro caro amato made in Italy. Sì. Perché, tra importazioni ed esportazioni, anche l'e-commerce potrebbe subire una battuta d'arresto.

Le aziende dolciarie che spediscono i propri prodotti in tutto il mondo vedrebbero ridotti gli ordini da spedire in varie zone del mondo, i cittadini comincerebbero a smetterla di comprare qualsiasi cosa on line, e non solo proveniente dalla Cina, ma da qualsiasi posto del mondo. La vendita di materie prime, pezzi di ricambio o anche solo stoffe per la produzione tessile subirebbe un brusco calo e brusco calo equivale a minore guadagno e minore lavoro. In altre parole: una nuova crisi economica.

Basta questa riflessione per capire che è ora di aprire gli occhi e di affidarsi solo a fonti di informazione attendibili? Questa è un’importante riflessione da fare alla luce di questi fatti, visto che secondo me questo virus si è propagato di più nella mente di molte persone tramite continue notizie esagerate passate in TV. Ognuno di noi specialmente quelli che sono si sono fatti prendere maggiormente dal panico, deve cercare di ragionare con lucidità per capire se quello che ci stanno dicendo sia come ce lo stanno dicendo o c’è un secondo fine o incompetenza da parte di chi dovrebbe tutelarci. Adesso speriamo che tutto si risolva al più presto e che tutto questo ci serva d’insegnamento. 

Arturo Mazzeo
Presidente Pizzaitalianacademy

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